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Non è mia intenzione difendere le banche. vedo ogni giorno quello che sono capaci di fare ai loro clienti nella gestione del loro patrimonio. Ma la realtà bisogna raccontarla, anche se dobbiamo difendere il nostro peggior nemico.
Partiamo dalle parole, perché le definizioni sono importanti. Ve lo dice uno che in Italiano fa cacare. Questa imposta straordinaria è stata definita come tassazione sugli extraprofitti del settore bancario.
Il profitto per la Treccani è “ l’utile che si ricava da un’attività imprenditoriale, inteso come eccedenza del totale dei ricavi sul totale dei costi”. Quindi è una tassa sugli utili! E invece no! Perché si applicherebbe ai ricavi derivanti da specifiche attività bancarie.
Quindi non sarebbero extra profitti ma extra ricavi. Non è una specificazione di poco conto, perché non essendo una tassa sugli utili dell’azienda, se non dovesse rispettare determinati canoni fiscali, come la deducibilità ai fini IRES ed IRAP, potrebbe essere anche un imposizione fiscale ingiusta, quindi revocabile! E indovinate quale governo potrebbe aver fatto ciò? Quello di Meloni chan.
Ma andiamo avanti, cosa è un extra-profitto in economia? Beh si riferisce a una situazione specifica, cioè quella in cui un’impresa, essendo in un monopolio o oligopolio ha una forza contrattuale tale da poter fare i prezzi che gli pare, anche superiori rispetto ad una situazione di mercato concorrenziale.
Quindi un extraprofitto è un profitto maggiore rispetto ad una situazione di concorrenza. E questo è male! Niente di complicato.
Il settore bancario italiano è in una situazione di monopolio? Direi proprio di no. Non solo perché il garante sulla concorrenza ad oggi non ha descritto questa situazione, ma anche perché molte volte da parte di BCE e commissione europea sono arrivati richiami su un settore bancario italiano troppo spesso frammentato, piccolo e fragile. Tutto l’opposto rispetto ad un mercato oligopolistico.
E quindi come li chiamiamo questi profitti?…. semplicemente profitti. Normalissimi guadagni che rientrano nella normale ‘attività d’impresa. Quando si apre un attività economica infatti ci sobbarchiamo rischi e opportunità della stessa. Per una banca l’aumento dei tassi rappresenta sicuramente un opportunità di guadagno ma anche un rischio. Di questo ce ne occuperemo dopo.
Già arrivati fin qui capiamo quanto il governo rispetti la libertà d’impresa. In maniera randomica, senza una giustificazione economica, decide quali profitti tassare di più, non particolarmente bello.
Ecco, ma da dove vengono i guadagni delle banche? Ci sono sostanzialmente due fonti di reddito di una banca: margine d’interesse e commissioni sui servizi. Il primo deriva dalla differenza dei tassi attivi e passivi. Ad esempio prendo a prestito al 2% e dò credito al 3%. Ho un margine dell’1%. Molto semplice. Il secondo invece sono ad esempio le commissioni del conto corrente.
La prima fonte di reddito in particolare è sensibile alla politica monetaria e al contesto dei mercati. Quindi è da qui che le banche oggi stanno guadagnando di più, e voi mi direte… eh stanno guadagnando dai mutui, si stanno arricchendo sulle nostre spalle… e invece non proprio.
Se infatti oggi la banca vi chiede il 4% sul mutuo, non significa che sta facendo un guadagno del 4% perché all’interno dell’operazione sono presenti dei tassi passivi. Quindi tasso che vi propongono meno il tasso passivo è la remunerazione della banca che viene chiamato “Spread”. Questi spread sui finanziamenti sono rimasti abbastanza stabili e tra l’altro a causa della politica monetaria l’erogazione dei finanziamenti si sta riducendo e quindi anche i guadagni da queste operazioni bancarie.
Per farla breve, i grandi guadagni delle banche arrivano da altre operazioni finanzirie che non hanno un impatto diretto sui clienti. Parliamo ad esempio dei tassi overnight o altre operazioni che non coinvolgono il piccolo risparmiatore. Quindi il succo è che no, non state pagando voi gli “extraprofitti” delle banche.
Abbiamo detto che queste operazioni sono sensibili alla politica monetaria in maniera positiva, come sta succedendo adesso, ma anche negativa. Se infatti la BCE abbassa i tassi di mercato il margine d’interesse diminuisce!
Volete un altro esempio? Per un decennio, dal 2012 al 2022 i tassi sono stati zero o negativi, quindi da un guadagno per la banca sono diventati un costo. Come anche i rendimenti dei titoli di stato, spesso erano negativi. Questi costi non sono stati trasferiti ai clienti. In quel periodo la principale fonte di guadagno veniva dalle commissioni sui servizi. Metà del business model non funzionava più a dovere.
Quindi arriva un’altra critica alla tassa in questione, sottolineata anche dalla BCE. Cioè che l’imposta guarda solo ad un momento specifico del ciclo di business e non all’interezza dell’attività economica. Perciò risulta non solo ingiusta per i motivi che abbiamo visto prima, ma anche distorsiva.
È come chiedere gli extraprofitti ad un attività turistica estiva. Li tasso di più perché a luglio e agosto fanno un botto di soldi. Peccato che gli altri mesi hanno un fatturato zero.
E qualcuno mi direbbe: “eh ma guadagnano senza fare niente!” Di nuovo fa parte dei rischi e delle opportunità d’impresa. Tra l’altro l’aumento dei tassi non è stato mica uno scherzo per le banche che hanno visto molti asset in profonda perdita. Ci sono banche che sono fallite per questo scherzetto, non ultima la SVB a marzo di quest’anno.
Tra l’altro risulta una tassa di corto respiro, inutile a risolvere buchi di bilancio strutturali dello stato. Perché un giorno c’è e l’altro no come abbiamo visto. Ma facciamo che vogliamo tassare le banche… perché sì. Beh dovete sapere che una sovratassa bancaria esiste già, infatti dal 2011le banche pagano un’aliquota IRAP maggiorata al 4,65% rispetto a quella ordinaria fissata al 3,90% e dal 2017 hanno anche un’addizionale IRES pari al 3,5%”.
La cosa divertente è che tra richiami della BCE, conseguenze in borsa dei maggiori titoli bancari e forse un po’ di autocritica alla fine ci sono state in questi mesi diverse versioni di questa fantomatica tassa. Fino forse a raggiungere il ridicolo, trasformandosi da una tassa ad un incentivo alla solidità dei bilanci delle banche, perdendo l’obiettivo dell’extra gettito su questi extra profitti. E che ci volete fare… alla fine siamo in Italia.
Da tutta questa storia è interessante prendere una morale che va al di fuori del contesto prettamente bancario o di finanza pubblica. Questa è l’ennesima storia che descrive perfettamente le criticità di questo paese nel fare impresa. Regole incerte, dichiarazioni fuorvianti e disorientanti, un “non rispetto” della libertà imprenditoriale.