Spesso prendiamo questa scelta ad intuito o per sentito dire, il più delle volte però può risultare sbagliata
Qualche giorno fa ho potuto effettuare una consulenza ad un giovane ragazzo che non aveva idea della propria situazione previdenziale. Ho deciso di raccontarvela perché ci fa capire quanto un analisi personalizzata può dirci a volte delle cose controintuitive rispetto al luogo comune, cioè: versa tanti soldi al fondo pensione.
Il cliente ha iniziato a lavorare solo da qualche anno ma la posizione lavorativa sembra piuttosto solida: lavoro a tempo indeterminato, buona paga, ambiente di lavoro sereno e una prospettiva di crescita interessante. In più a gennaio del 2022 ha deciso di aderira al fondo pensione del suo ccnl, il Fondo Cometa, uno dei più diffusi in Italia.
Abbiamo potuto notare fin dall’inizio una contribuzione al fondo piuttosto generosa. Infatti i versamenti erano i seguenti:
TFR che per legge rappresenta il 6,91% della sua busta paga;
Un contributo personale del 3%, composto da 1,2% di contributo minimo e un 1,8% di contributo volontario;
Un apporto dell’azienda del 2%, in questo caso derivante da clausole del ccnl in cui se il dipendente versa l’1,2% allora l’azienda versa un 2% aggiuntivo che va oltre la busta paga del cliente;
Come potete notare, più del 10% del suo reddito lordo era destinato ad un investimento previdenziale, senza contare tutti i contributi INPS che mensilmente riducono il reddito netto a disposizione del cliente.
Il Dubbio quindi era se questi versamenti abbondanti riuscivano a garantire una pensione dignitosa, al punto che il cliente era anche in dubbio se riscattare gli anni di laurea. Quindi iniziamo la nostra analisi previdenziale.
Il paragrafo di prima ci ha dato sufficienti elementi per poter iniziare la nostra analisi previdenziale, per capire se il nostro cliente avrebbe ottenuto una pensione soddisfacente.
Innanzitutto si parte dalla valutazione dei prodotti finanziari già in essere, in questo caso il Fondo Cometa. Le performance dello strumento dipendono molto dalla strategia di investimento (si ha la possibilità di scegliere diversi stili, da quello più prudente a quello più aggressivo e rischioso), e dal tempo all’interno del fondo (sia il costo dello strumento che la fiscalità si riducono se rimaniamo molto a lungo nello strumento).
Nel caso specifico siamo su una strategia bilanciata e obbligazionaria e vista la giovane età del cliente il tempo di investimento è sicuramente a nostro favore. Ne risulta in questo caso un prodotto interessante e performante da un punto di vista dei costi. Potete notare i dettagli in un estratto della relazione consegnata al cliente.
A questo punto si può partire con l’analisi di scenario previdenziale. Essendo una proiezione del futuro, soprattutto se lontana, i dati di input inseriti possono incidere molto sui risultati, quindi è utile concordare insieme al cliente cosa inserire nell’analisi e cosa lasciare fuori, per ottenere dei risultati il più possibile accurati. Una volta scelto l’appriccio si è partiti nell’analizzare lo scenario futuro con l’attuale situazione contributiva elencata in precedenza.
Di seguito potete notare i primi risultati:
Il cliente ha una situazione previdenziale abbastanza semplice con un unica contribuzione all’INPS come dipendente azienda privata e i contributi al fondo che verranno erogati una volta entrati in pensione. Perciò le opzioni di uscita risultano solo due:
Pensione anticipata a 67 anni
Pensione di vecchiaia a 70 anni
Come potete notare la situazione pensionistica del cliente risulta essere molto ricca. I dati del tasso di sostituzione risultano essere del 100% e 118%. Questo significa che quando andrà in pensione guadagnerà di più rispetto a quando lavorava. Situazione impossibile secondo molti, visto che spesso si dice che i giovani non avranno una pensione.
Ciò è dovuto ad una contribuzione INPS già molto ricca (potete notarlo nel penultimo rigo delle tabelle) e alla rendita del fondo pensione sicuramente molto interessante (ultimo rigo delle tabelle)
Il problema quindi è che potrebbe avere una sovrabbondanza di risorse in pensione. Considerate che il tasso ottimale in pensione va dal 75% al 95%. Questo perché spesso molte spese come figli, casa, risparmi per la pensione etc. non si presentano in vecchiaia, quindi le risorse per mantere uno standard di vita costante sono inferiori rispetto al periodo lavorativo. Sono ovviamente delle metriche generali, se in vecchiaia si decide di vivere con un tenore di vita maggiore ovviamente il tasso di sostituzione può aumentare.
Inoltre i versamenti al Fondo Pensione sono difficilmente liquidabili per via del funzionamento del prodotto finanziario.
Avendo appurato che la situazione pensionistica è assolutamente sostenibile, il punto è quindi sapere se si possono ridurre i contributi pensionisitici in modo da liberare risorse per altri obiettivi di risparmio o semplicemente aumentare i consumi attuali del cliente. Così sono stati eseguiti ulteriori scenari pensionistici.
Sono stati formulati ulteriori quattro scenari, due per l’ipotesi di pensionamento anticipato e due per la pensione di vecchiaia. Per semplicità vedremo solo questi ultimi due e li paragoneremo con la situazione attuale.
Il cliente può ridurre i propri contributi previdenziali? Riguardo l’INPS ovviamente no, essendo dei contributi obbligatori. Per quanto riguarda invece Il Fondo Cometa il TFR non può essere più spostato in azienda per legge, ma il cliente può variare i contributi volontari che in questo caso ammontano al 3%.
Quindi gli scenari hanno ipotizzato: una riduzione dei contributi al minimo (TFR+2% azienda+ 1,2% cliente) oppure l’ipotesi di inserire nel fondo solo il TFR. Di seguito i risultati ottenuti (al netto delle tasse e a valori reali).
Ci troviamo davanti a tre scenari:
La situazione attuale;
Una riduzione dei contributi al minimo;
Versamento del solo TFR;
Come detto in precedenza, non c’è necessariamente una risposta corretta nello scegliere uno scenario rispetto all’altro. Dipende molto anche dallo standard di vita che si vuole perseguire e dalle altre scelte finanziarie che si prenderanno durante gli anni. Per esempio posso risparmiare per la pensione senza accede a prodotti previdenziali come i fondi pensione.
Quella però che ho indicato al cliente come la situazione più interessante è la contribuzione minima al fondo che può garantirgli il 113% di tasso di sostituzione. Questo per i seguenti motivi:
Nonostante la riduzione di contributi, la perdita pensionista è contenuta. Pari a quasi 2.000€ all’anno;
La sostenibilità pensionistica è ancora abbondantemente positiva con una pensione maggiore dell’ultimo reddito percepito. Il cliente potrebbe arrivare in pensione con nessun risparmio e non essere in difficoltà economica. Un traguardo molto importante;
L’alternativa del solo TFR è comunque interessante, ma si perderebbe il contributo aziendale, un benefit sicuramente conveniente da percepire;
Abbiamo liberato l’1,8% di risorse (lorde) che il cliente potrà utilizzare liberamente. Queste risorse in 5 anni abbiamo calcolato che potrebbero ammontare a più di 2.500€ e con una carriera in crescita gli importi risparmiati potranno aumentare sempre di più;
La soluzione consente anche ampia flessibilità: se infatti in futuro lo scenario dovesse peggiorare, il cliente potrebbe aumentare nuovamente i contributi nel fondo. Se volesse andare in pensione prima invece, potrà sfruttare anche il riscatto della laurea che al momento non risulta necessario;
Dopo l’analisi il cliente ha un quadro approfondito della propria situazione previdenziale e potrà prendere delle scelte consapevoli, cosa che fino ad adesso non ha mai fatto. Importante è il monitoraggio annuale della propria situazione, magari aggiornando le analisi appena svolte per essere sempre informati sulle scelte più adeguate da prendere.