È uno dei bisogni finanziari più importanti: quanto basta per andare in pensione comodamente?
Non è una domanda facile a cui rispondere, soprattutto se si considera lo stato delle finanze pubbliche per le questioni previdenziali. La popolazione invecchia, le generazioni più giovani sono sempre meno numerose e le promesse fatte in passato sembrano sempre più lontane. Si tratta probabilmente della crisi finanziaria più lenta del nostro tempo. Ma anche la più conclamata.
I costi previdenziali pubblici nelle economie sviluppate rappresentano spesso la più grande singola area di spesa pubblica e dovrebbero aumentare vertiginosamente lasciando poco spazio per altre priorità di spesa. Nel 1980, le pensioni consumavano circa il 5,5% del PIL, e entro il 2040 potrebbero superare il 10%, secondo i migliori dati disponibili dell’OCSE. Questo ovviamente in media, ad esempio in Italia siamo già ben oltre il dato del 2040, con una spesa pensionistica ad oggi intorno al 15%.
Eppure, nonostante l’accordo pressoché universale degli economisti sul fatto che dovremo tutti lavorare più a lungo, risparmiare di più o ricevere di meno, gli sforzi di riforma sono in difficoltà. Quasi la metà dei paesi dell’OCSE non ha approvato una legislazione per aumentare l’età pensionabile normale. Alcuni stanno ammorbidendo le riforme pianificate con l’escalation del contraccolpo politico e sociale.
Alla base dell’impasse c’è una paura popolare profondamente radicata che un comodo pensionamento possa diventare ancora una volta qualcosa che solo i privilegiati possono sperimentare. Vedi ad esempio le proteste in Francia. Quindi la preoccupazione della pensione non è solo una questione italiana.
E quindi la pensione è diventata un sogno irraggiungibile per i più? Si è fatto la stessa domanda anche Bloomberg, che ha effettuato un indagine su 553 investitori in tutto il mondo riguardo il capitale necessario per andare in pensione. Circa un terzo degli investitori lo ha fissato a $ 3 milioni e circa un altro terzo a $ 5 milioni.
Le risposte variano in base alla località per motivi soprattutto di costo della vita, però le cifre, anche in Europa, sembrano davvero enormi. Non cadiamo in troppi allarmismi perché ci sono anche buone notizie che spesso, quando parliamo di pensioni, sembrano impossibili.
Innanzitutto queste cifre sono tarate su un target probabilmente molto patrimonializzato, quindi con uno standard di vita abbastanza elevato. I dettagli della ricerca purtroppo non sono disponibili dall’articolo, ma le cifre potrebbero essere gonfiate rispetto ad un risparmiatore medio.
Ma è davvero impossibile raggiungere un patrimonio da 1€ milione al momento della vecchiaia? Beh in realtà no. Infatti esiste un bias tra molti italiani riguardo il pagamento dei contributi, che avviene ogni mese per i lavoratori dipendenti o ogni F24 per le partite iva. Questi contributi vengono percepiti quasi sempre come un costo, una spesa di cui farebbero a meno.
In realtà i contributi sono sì delle tasse, ma che poi ci verranno restituite (molte volte non per intero purtroppo) una volta entrati in pensione. Infatti per molti clienti a cui ho fatto un analisi previdenziale, i contributi che stanno versando attualmente sono spesso più che sufficienti per garantire uno standard di vita elevato, se non superiore, anche nel momento della vecchiaia, una volta terminata la loro vita lavorativa. Questo per tre ordini di motivi:
Stanno versando un importo di contributi considerevole, a tal punto per cui una volta entrati in pensione si troveranno con un capitale INPS (che genererà la rendita pensionistica) tra i 700.000€ e più di un milione di €. Ecco quindi che le cifre descritte da Bloomberg nel suo sondaggio, all’inizio percepite come irraggiungibili, in realtà sono molto più frequenti di quanto ci possiamo aspettare. Molti di noi in vecchiaia saranno più che milionari senza saperlo. Questo perché non consideriamo l’INPS come un nostro creditore.
Hanno programmato, grazie anche a Kokumi Finance, servizio di What’s up Economy per la consulenza patrimoniale e finanaziaria, il loro programma di pensionamento, con i giusti versamenti sia di contributi all’INPS, ma anche di risparmi personali nei giusti strumenti finanziari. Ciò consentirà un uscita di lavoro tranquilla e pianificata grazie anche ad un costante monitoraggio della propria situazione previdenziale;
La tassazione sulle rendite pensionistiche pubbliche o agevolate (es.: fondi pensione) è molto favorevole, quindi un capitale accumulato nel giusto posto, anche se piccolo, grazie a dei vantaggi fiscali può dare buone soddisfazioni. Un altro tema di cui si occupa Kokumi Finance, cioè l’ottimizzazione della destinazione delle risorse previdenziali.
Alla fine però non ci sono segreti. Per ottenere una pensione soddisfacente è necessario risparmiare una quota di reddito maggiore rispetto al passato. In linea generale un risparmio aggiuntivo, oltre ai contributi INPS, dal 5% al 15% del proprio reddito può essere sufficiente. Compito del risparmiatore è capire:
Da dove prendere queste risorse;
Quanto effettivamente risparmiare rispetto alla forchetta indicata del 5%-15% e rendere il risparmio sostenibile anche durate la fase lavorativa;
Dove investire queste risorse in modo da ottenere il massimo rendimento (finanziario e fiscale) in vecchiaia;
In tutti questi compiti il risparmiatore può essere affiancato dai servizi di Kokumi Finance, per ottimizzare tutti gli aspetti previdenziali necessari e massimizzare la ricchezza in età lavorativa e pensionistica.
Dopo questa notizia importante, cioè che spesso siamo milionari grazie all’INPS (chi lo avrebbe mai detto), voglio raccontarvi anche di alcuni dei miei clienti che hanno anche la possibilità non solo di andare in pensione mantenendo il loro standard di vita costante, ma anche di ritirarsi dal mondo del lavoro in anticipo, in alcuni casi anche di cinque anni. Si tratta di un’esigenza molto importante per le persone a cui interessa godersi di più il tempo libero dopo una lunga carriera lavorativa.
In questi casi si eseguono diverse analisi per ottimizzare non solo la rendita pensionistica “tradizionale” cioè quella decisa dai requisiti imposti dall’INPS. Ma si ottimizzano anche i risparmi privati e gli investimenti che permettono di raggiungere un capitale tale da permettere al cliente di ritirarsi totalmente o parzialmente dal lavoro qualche anno prima rispetto alla pensione erogata dall’INPS.
Un’esempio arriva da un cliente che potrà smettere di lavorare a 63 anni utilizzando il capitale privato accumulato che andrà a sostituire tutto o in parte il reddito da lavoro. Per poi aspettare i 68 anni quando entreranno in essere anche i contributi pubblici. (gli anni possono cambiare da persona a persona). Così si ottiene una fase pensionistica economicamente solida e soddisfacente che consentirà al cliente di godersi anche gli anni in vecchiaia.
Purtroppo esiste un luogo comune molto forte per cui in ambito previdenziale non ci sia più nulla di buono. Con questo articolo non voglio di certo vendervi l’eden, abbiamo visto fin dall’inizio le criticità dei sistemi pensionistici pubblici. Ma proprio da questa presa di coscienza in realtà partono degli strumenti alternativi o compensativi sicuramente utili a raggiungere i nostri obiettivi. La pianificazione è l’unica strada percorribile. Pensare che non ci siano alternative non risolve nulla.
Questi casi di successo dei miei clienti che vi ho raccontato, non ne erano a conoscenza neanche loro stessi, che accumulavano risorse in maniera randomica con la sola speranza di raggiungere l’obiettivo pensionistico in qualche modo fra trenta/quarant’anni.
Ecco che qui può essere utile l’intervento di uno studio di Wealth Management come Kokumi Finance, che grazie ai suoi strumenti e professionalità analizza l’intera situazione patrimoniale del cliente e pianifica con le risorse a disposizione del cliente la migliore strada da percorre per raggiungere l’obiettivo della pensione con ansia zero.