Proteggere il proprio patrimonio dall’inflazione è uno degli interessi finanziari più sentiti dagli investitori. Sembra un obiettivo abbastanza facile da raggiungere ma spesso non è così. Infatti l’investitore si scontra con alcune abitudini spesso deleterie per i propri soldi.
Le difficoltà si strutturano su diversi ambiti di gestione patrimoniale, più in particolare: quale rendimento avere come riferimento, il patrimonio investibile e i prodotti finanziari utilizzati. Analizziamo questi temi più in dettaglio.
Quale rendimento perseguire?
Patrimonio investito
Strumenti finanziari scelti
Il portafoglio anti inflazione
Anche a causa dell’elevata inflazione che abbiamo vissuto tra il 2022 e il 2023, le preoccupazioni verso l’inflazione sono aumentate e molti si sono preoccupati di raggiungere rendimenti anche a doppia cifra per far rimanere il proprio patrimonio agganciato all’inflazione.
Questa però non dovrebbe essere la preoccupazione dell’investitore. L’obiettivo di restare al passo con l’aumento dei prezzi dovrebbe avere infatti un approccio di più lungo respiro e non farsi influenzare troppo da eventuali vampate inflazionistiche come quella che sta accadendo in questi anni. Altrimenti, in caso contrario, il nostro portafoglio potrebbe assumere un rischio più elevato del previsto e questo non va bene.
Sappiamo che l’obiettivo d’inflazione di medio periodo delle banche centrali, tra cui la BCE, è del 2% medio annuo. Quindi non sarebbe ideale per l’investitore rincorre il dato d’inflazione mese per mese, ma avere come benchmark proprio questo obiettivo più stabile del 2% annuo, eventualmente aggiustato con le aspettative d’inflazione di medio periodo percepite dai mercati.
Il 2% però risulta un obiettivo minimo. Questo perché se l’inflazione sarà più bassa tanto meglio per il nostro patrimonio, ma nel caso in cui fosse più alta, momentaneamente o più stabilmente, ecco che il nostro benchmark del 2% non sarà sufficiente per raggiungere il nostro scopo. A mio modo di vedere un obiettivo di rendimento che va dal 2% al 3% sarebbe l’ideale, valutando ovviamente la propria propensione al rischio e quello che può offrire al momento il mercato.
Immergendoci nel contesto odierno, aprile 2023, per tenere la rivalutazione inflazionistica del nostro patrimonio i titoli obbligazionari governativi “investment grade” risultano interessanti, in quanto al momento su quasi tutte le scadenze offrono dei rendimenti dal 3% al 4%, che sono l’ideale rispetto al ragionamento fatto in precedenza. Ma su come strutturare un portafoglio anti-inflazione ne discutiamo nei paragrafi successivi.
Per quanto riguarda invece eventuali fiammate inflazionistiche inaspettate, come quelle attuali, se si valuta siano transitorie o potrebbero avere un impatto marginale rispetto al target del 2% di medio periodo, dovrebbero non impensierire la pianificazione finanziaria dell’investitore. Al più, come parleremo più avanti, questo scenario può essere coperto da una parte della nostra strategia d’investimento, andando ad acquistare dei prodotti utili per queste eventualità.
Ecco uno dei punti più dolenti sul tema: Quanto investo? È una delle domanda su cui gli italiani hanno più difficoltà a rispondere e nel dubbio hanno un approccio molto conservativo, investendo il minimo necessario. Questa abitudine però spesso è controproducente. Il compito di un Wealth Manager, come il sottoscritto, è anche quello di affiancare il cliente nella scelta della migliore quantità di patrimonio da investire, strutturando anche una strategia di utilizzo della liquidità del cliente.
Aggiungiamoci anche che di frequente gli investitori che si aspettano la rivalutazione del patrimonio al passo con l’inflazione, sono anche abbastanza avversi al rischio. Questo provoca quindi due problemi: non solo tendono a scegliere strumenti finanziari piuttosto prudenti e con basso rendimento, ma ad investire anche una parte marginale del loro patrimonio. Facciamo un esempio pratico:
Un investitore ha 100.000€ sul suo c/c. Tipicamente ne decide di investire una piccola parte, ad esempio 30.000€, senza realmente chiedersi se questa somma abbia un senso all’interno dei suoi bisogni di liquidità. Quello che accade di frequente è che l’investitore, magari sotto consiglio di professionisti poco lungimiranti, decide di investire questi 30.000€ in titoli obbligazionari a lunghissima scadenza (che difficilmente porterà al rimborso, esponendosi quindi a ulteriori rischi) o su prodotti di cui ignora la loro poca efficienza (parlo per esperienza diretta anche su storie passate dei miei clienti). Facendo questo l’investitore otterrà davvero una protezione dall’inflazione del suo patrimonio? Io non credo.
Questo perché non solo si sta investendo il 30% del patrimonio, quindi il restante 70% si svaluterà comunque con l’inflazione. Ma quel poco che ha investito difficilmente si rivaluterà al nostro obiettivo che abbiamo definito tra il 2% e il 3% annuo per via di una gestione del patrimonio non troppo oculata.
La frittata è fatta. L’investitore penserà di star proteggendo il suo patrimonio dall’inflazione, ma quello che otterrà sarà solo una piccola parte dell’obiettivo voluto.
Oltre a ciò, ecco quello che potrebbe succedere (parlo per esperienza diretta): il cliente vede i risultati non troppo performanti e si interfaccia ad un vero professionista dell’ambito degli investimenti. Inevitabilmente il consulente si accorge di diversi errori di gestione ed è costretto a ristrutturare il portafoglio dell’investitore. Ristrutturazione che avrà un costo non solo per l’intervento del consulente, ma anche per commissioni ed eventuali minusvalenze che purtroppo ha generato la necessaria ristrutturazione.
Quindi regola generale: prima di prendere decisioni avventate, rifletteteci e nel caso fatevi affiancare da un vero professionista, perché le cattive decisioni si pagano molto care anche nel mondo degli investimenti.
La prima cosa che viene in mente per potersi proteggere dall’inflazione sono i titoli obbligazionari collegati all’inflazione. Sono dei titoli con un rendimento costituito da due parti: una rendimento fisso, deciso con l’emissione del titolo (Es.: 0,5%), ed un rendimento variabile, che sarà costituito dall’andamento dell’inflazione durante il periodo di detenzione (in realtà il calcolo del rendimento è più complesso di così ma ce lo facciamo andare bene). Per cui nel nostro esempio se l’inflazione è stata del 1%, il titolo renderà complessivamente l’1,5%.
Per cui fine della storia vero? Beh non proprio. Infatti i prezzi dei titoli collegati all’inflazione si aggiustano su diversi parametri. Ma senza entrare nel tecnico ecco cosa potete trovare oggi sui mercati obbligazionari:
Dati di maggio 2023
I due titoli (un normale BTP ed uno collegato all’inflazione) hanno scadenze e prezzi di acquisto simili. Il primo, qualsiasi cosa accadrà (a meno ché l’Italia non fallisca) essendo un obbligazione a tasso fisso ci garantirà un rendimento del 2,65%, mentre il BTP Italia sarà oggetto di un incognita: quanto sarà l’inflazione nei prossimi anni? Se sarà minore del 2% allora era meglio acquistare il normale BTP perché renderà di più. Se invece l’inflazione sarà superiore al 2%, allora il BTP Italia è il cavallo vincente (si sottolinea nuovamente che il calcolo della rendita del BTP Italia in realtà è più complicato di così).
Vedete quindi che acquistando il BTP Italia si compra essenzialmente incertezza. Ma perché quest’ultimo è quotato a 96€? Perché le aspettative d’inflazione dei mercati nel medio periodo sono pari a poco più del 2%. Se i mercati avessero ragione, allora i rendimenti dei due titoli sarebbero simili, e per questo hanno lo stesso prezzo sul mercato. Quindi, se i mercati avranno ragione, sarebbe meglio comprare il normale BTP per eliminare la componente incertezza dal nostro investimento.
La discussione potrebbe portarci per le lunghe, quindi torniamo di nuovo sul pratico. Spesso i consulenti delle reti bancarie non si spingono a tali ragionamenti così di fino e propongono all’investitore strumenti piuttosto discutibili che non garantiscono rendimenti di questo tipo con la corretta esposizione al rischio. Si è dimostrato anche che l’idea di costruire un portafoglio completamente indicizzato all’inflazione, seppur intuizione molto logica, potrebbe non essere efficiente a causa di eventuali alternative che il mercato ci offre e che potrebbero essere migliori.
Non entrerò nel dettaglio dell’asset allocation, cioè della composizione dei prodotti finanziari, ma mi limiterò a delineare solo qualche linea guida, in quanto la reale strutturazione del portafoglio dipende da molteplici fattori collegati alle esigenze del cliente.
Per me un portafoglio anti-inflazione è costituito principalmente da titoli obbligazionari a tasso fisso che ci consentano di raggiungere il tasso obiettivo discusso in precedenza (2%). In questo periodo del mercato risulta essere molto facile fare ciò.
Un’ulteriore componente minoritaria è costituita da titoli obbligazionari indicizzati all’inflazione. Questa parte del portafoglio, più che a proteggermi dall’inflazione di medio periodo (che come abbiamo visto può essere coperta dai titoli a tasso fisso in questo momento del mercato) mi copre dall’eventualità che l’inflazione superi le aspettative del mercato. Solo in quel caso questi prodotti diventano veramente performanti e mi garantiscono una protezione in più in caso di scenari più problematici.
A contorno di tutto ciò ci aggiungiamo anche la componente azionaria. La fattezza di quest’ultima è fortemente influenzata dalle preferenze di investimento del cliente. Detto ciò, la sua funzione è quella di cercare di dare al portafoglio un rendimento extra, puntando a raggiungere un rendimento del 3% di cui abbiamo discusso in precedenza.
Come si può notare si è applicata una vera strategia d’investimento. Gli strumenti messi in campo non sono una semplice lista raffazzonata di prodotti finanziari scelti a caso, ma ognuno di essi ha una specifica funzione all’interno del portafoglio dell’investitore.
Spero di aver risolto qualche dubbio riguardo la questione investimenti/inflazione. Nel caso vorreste avere una consulenza personalizzata sul tema possiamo organizzare una call conosciva prenotabile da qui: